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lunedì 24 dicembre 2012

Accelero.

Corro. Anche se non sento più le gambe, non smetto di allungare i miei passi. Continuo a correre, ma mi smarrisco ogni volta e ritorno sempre al punto di partenza. Quanta fatica sprecata. Corro. Voglio arrivare a capire queste corse sfrenate alla ricerca di me stessa, ma non riesco ad avere chiaro il percorso. E corro. Corro per niente. Non sono la sola in questa folle corsa, tanti visi, tanti corpi simili al mio che si stagliano prima e dopo di me verso una meta indistinta. Nemmeno loro sanno dove andare ma non possono fermarsi, vorrebbe dire esaurire la carica vitale, la voglia di vivere, la spinta necessaria per respirare. molti altri non lo fanno, sostano, da soli o a piccoli gruppi. Fermi, immobili. Non capisco, nel mio turbinio di pensieri se hanno trovato ciò che cercavano o se si sono smarriti per sempre. Altri ancora sono seduti, a volte coricati su se stessi, acciambellati come un gatto che attende, forse attendono la fine, forse si stanno solo riposando, ma io non posso guardare loro, devo andare avanti e spingo sul mio acceleratore, perché queste misere immagini mi danno ancora più forza, più energia. Li guardo un'ultima volta, per riempirmi gli occhi di quello che non vorrò mai essere.




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