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lunedì 20 agosto 2012

Esserci

Non è essenza, neppure una stranezza, nulla di magico è come sentire un qualcosa di vivo, vivace, autonomo. Oggi ci sono, esisto. Non perché ieri non fossi, non esistessi, ma era come se attraversassi inanimatamente il tempo. Un ramo attecchito ad un albero, innestato a suo tempo e che oggi produce una fogliolina, misera, piccola, ma vitale. Sperimento tutto ciò che ho a disposizione, vicino a me e nel raggio di qualche metro, come fanno i curiosi, soprattutto i bambini. E con gli occhi di un imberbe filtro, avverto, concepisco. Gli occhi sono da virgulto ma la mente no, quella sa come concepire cio' che le sta intorno e incalzo me stessa, voglio conoscere. Voglio interrogarmi, imparare. Mi voglio mantenere in vita e proliferare. Un giorno solo, durante il quale, io non sia, è essenza spirituale gettata, sprecata. Incasso questo colpo e accuso tutto ciò che sto vedendo intorno, ma se fossi veramente pragmatica riesumerei da me stessa tutto ciò che non va. La noia, questo abisso infinito e mortale per la mente. La sofferenza che attanaglia lasciandoti senza fiato a boccheggiare un afflato d'aria. Il corpo che si modifica a suo piacimento e non ti lascia lo spazio di abituarti ad esso. L'insofferenza nel pensare di aver già visto tutto e di non poter più stupirsi. La tua vigliaccheria, che non ti fa cambiare di una virgola ciò che vorresti ma che, già di partenza, tacci come impossibile. Oggi so di esserci e ci sarò anche domani e dopo...




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