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domenica 30 settembre 2012

Te ne sei andato.


Il giorno che te ne sei andato ti ho scaraventato addosso tutta la mia rabbia, un sentimento covato da tempo ma sempre soppresso, accettato, inghiottito. Sapevo che c’era lei, l’altra, ma non avrei mai pensato che tu lasciassi i tuoi adorati figli. Non ti ha fermato nulla, nemmeno la mia presenza costante, il mio riversarti ancora amore, mentre tu chiamavi amore un’altra donna. E allora vai, segui la tua strada, io saprò arrangiarmi da sola, l’ho sempre fatto.
Lei aspetta un figlio da te, e tu non cerchi nemmeno di scusarti con i figli che hai già, che hanno capito tutto, lo sapevano prima ancora di me. Non ti aspettare poi calore da loro, non lo avrai. Non ti aspettare che ti chiamino, non lo faranno. Non ti aspettare rispetto, non lo avrai.  Ti ricorderai, forse, i loro occhi sbalorditi quando facevi loro le prediche su cosa è giusto e cosa non lo è. Solo adesso capisco quei visi sconvolti, visi di uomini, non di ragazzi che ascoltano il padre con attenzione. Tu li hai fatti diventare uomini senza lasciare loro il tempo di crescere gradatamente. Loro che mi consolano e mi promettono di non abbandonarmi mai, per me saranno sempre presenti, perché questo significa famiglia. Ti auguro di avere la forza di costruire una famiglia simile a quella che hai perso. Anche se so che sarà impossibile. Addio.




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