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mercoledì 30 gennaio 2013

Se ti fermi un attimo...

Te lo sei mai chiesto il perché? Non farlo, se finora sei riuscito ad andare avanti con lo stesso equilibrio di sempre. E' solamente se ti fermi un attimo a riflettere che ti cedono le gambe, ti risulta difficile affrontare tutto il pezzo di vita che hai tratteggiato fino ad ora. Sì, perché la vita la puoi vivere o farne semplicemente un abbozzo, da lì a lì. Un segmento, una perdita, una parte. E resti sempre indietro con ciò che avresti voluto, ma non hai fatto. Resti fermo con i tuoi desideri perché non vi è motivo per soddisfarli. Stai bene finché non ti accorgi della profondità di questa situazione paradossale. Ed è un po' guarire, un po' morire. Si muore sempre un po' quando si arriva alla coscienza che stai vivendo all'insegna della mediocrità. Che non hai dato nulla di più del minimo. Anche se tu pensavi di aver prodotto, di aver iniziato una vita di successo, sobria, itinerante. Non è quello che desideravi. Non ti chiedere il perché, non farlo. Guarisci un po', sei arrivato a capire, muori e nemmeno te ne accorgi.


Una delle più belle canzoni di Renato... 





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venerdì 25 gennaio 2013

No.

No, proprio no, questa volta non sei riuscito a ferirmi. Sono riuscita da sola ad accucciarmi, leggermente escoriata, ma mi sono protetta dalla tua perfidia. E pensare che sai di essere cattivo nell'animo, ma tu non puoi farne a meno. Tu prosegui nella via della tua vita, sbandando qua e là, ma non dai possibilità agli altri di confrontarsi in te. Tu la vita la eludi, scappi e nel fuggire lasci a terra le carcasse di chi ha avuto la disgrazia di incrociare i suoi occhi con i tuoi. Sei un ruscello torbido. Sei una visione inquietante dentro quel corpo sgraziato, tormentato da mille difetti. Non sai fare l'amore.
Tarlato dalle tue mille domande, dai tuoi dubbi, dalle tue visioni, dai tuoi fantasmi. Non sei mai riuscito a scacciare nulla di tutto ciò e sopravvivi nel tuo mondo bieco. No, non sai fare l'amore, burattino senza fili, avvinghiato alla vita da un soffio di agonia. No, proprio no. A me non ti avvinghierai, io non ti cercherò, proseguo da sola nella mia palude, ma cammino in piedi e non rantolo.



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Vivili



"Se poi un giorno" - Paolo Di Censi - Monica Sartori - Rainalda Torresini

Se poi un giorno


Paolo Di Censi
"I dubbi ingialliscono i pensieri.
Come ricordi tra palline di naftalina: odorano di sepolcro.
E basta poco a tarlarli senza che tu te ne accorga.
Riponili in un cassetto sicuro in cui sussurri l'aria ma non urli il vento.
Suonali su un giradischi stanco ma non ancora rotto.
E di tanto in tanto stendili al sole per schiarirli dalle ombre che qualcuno ha ricamato sulle loro trame.
Vivili."

Monica Sartori
"E incastonali lentamente,
come pietre preziose,
sul selciato della tua via,
quella fatta di momenti di buio
e di attimi di luce sfolgorante.
Falli riemergere dal sonno profondo,
lo stesso in cui eri sprofondato tu
prima che il boato della vita ti reclamasse.
Se ancora non bastasse, impugnali
come una sciabola,
usane i fendenti come il ricamo
di una vita tessuta pazientemente.
Vivili."

Rainalda Torresini
"E seminali nella terra arsa
perché possano dissetarla
con il sapore del vento di montagna.
Portali con te nello scrigno del tempo
e lasciali scorrere lenti
nei tuoi pensieri
di un domani incerto.
Falli sciogliere
nel caldo dell'estate
tra le parole" t'amo "
tra i fiori donati
tra le parole regalate
al sole caldo
di un mattino senza perché.
Vivili."

Paolo Di censi
"Lasciali seccare al sole caldo di fine agosto,
come il grano si sfarina al vento.
Toccali spremendone del succo il seme,
cospargili di sguardi.

Estirpali.
Seminane solo il giusto seme.
Aspro resterai a guardarli
e capirai che solo il giorno sarà giusto guaritore di questo lieve canto
che ti dilania il petto:
il dubbio parto che poi un giorno potrà lambirti il cuore.
Quei dubbi
non lasciarli crescere,
dissipali col giorno.
Vivili."

Rainalda Torresini
"Sotto la neve coprili
come i semi del grano
matureranno in primavera
con foglie fresche
con nuove ragioni.
La vita non è certezza assoluta.
Tienili nella mano
pronta ad aprirsi
quando un tarlo ti rode
e non capisci
se è nebbia o fumo negli occhi
le sue parole che sparge nel vento
della tua solitudine.
Vivili."

Paolo Di Censi
"Vivili".

You think that out in the streets is all true

Se avessi tempo, lo ricolmerei di preghiere rivolte alle piccole immagini sfocate, ma senza tempo...Non mi raffiguro coloro che mi sono passati accanto, lasciandomi il respiro della loro vita, pulviscolo e paradigma dei loro cuori, non li posso che osservare distaccata perché non li sento più sulla mia pelle. E poi dico basta, ho voglia di bello, di nuovo, di promettente. Una vita scattante come un giaguaro. Il suo urlo, la sua forza e anche la sua crudeltà. Mi voglio vivere cominciando da dentro. Vorrò sentire tutta la mia inquietudine, assaporare tutti i miei inverni, ricercare alla fine l'esoterico che è in me, donna d'altri tempi, così ancorata alla vita agiata e comoda. Non trascinerò nessuno in questo mio viaggio interiore, troppo pericoloso scoprirmi così, a cielo aperto. Non si sappia della mia decisione di fare di me stessa una cavia, il mio fine è di concedermi a me stessa. Sapermi, affrontarmi e se necessario vincermi. Dura lotta, strenua la via. Eccomi, in un salto precipito... So bene da dove iniziare, so bene come vorrò che finisca. Dura lotta, ma vincerò!

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mercoledì 23 gennaio 2013

Le bolle di sapone.

Non guardare mai dentro una bolla di sapone. Il mondo che vedresti assomiglierebbe troppo al tuo. Privo di invadenza, poco adoperato. Lasci che le cose scorrano, giorno dopo giorno, sempre uguali, non desideri nulla che ti scuota da questa profezia incastonata nel tuo essere. All'inizio era diverso, guardavi al mondo senza filtri, senza remore. Non ti incantavano le facili scommesse, non ti giravi indietro a guardare i risultati. Ora poltrisce anche l'anima, conficcata in un angolo remoto, senza possibilità di essere annaffiata dal livore della tua vita, le basterebbe anche quello per rinfrancarsi e magari combattere dentro di te, per indicarti un punto nella via che stai percorrendo. Il punto decisivo, quello che ti farebbe svoltare e ti indicherebbe che i fantasmi del passato riemergono sempre nel momento in cui sei debole e che le tue viscere avrebbero bisogno di pace. Le bolle di sapone volano per poco, poi schizzano da tutte le parti. Segnali di un modo di vivere allentato, quasi vergognoso del proprio stato, ma irrimediabilmente allo sfacelo. Non guardare mai dentro una bolla di sapone, ti potrà sembrare che la vita duri un attimo. Infinita vita.



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sabato 19 gennaio 2013

Ci guardiamo e ci scappa un sorriso.

Adesso so. Ti ho preso per mano, mi hai preso per mano. Finalmente due. Noi due, così confondibili, così spettacolari. Noi due, nessuno ci guarda ma tutti si accorgono. Credi sia l'alone che ci trasforma in qualcosa di fuori dall'ordinario. Seppur così normali. Ci guardiamo e ci scappa un sorriso. Non ti chiedo perché, ma non chiederlo a me, non saprei risponderti. Cosa abbiamo di strano? Camminiamo mano nella mano lungo una via, quasi stretti uno all'altra come fanno molte coppiette. Ma noi siamo di più.  Ce ne siamo appena resi conto, siamo infinitamente di più. La vecchia pelle l'abbiamo cambiata, ora siamo più leggeri, la testa funziona meno ma sappiamo sorridere. Abbiamo anche ritrovato l'ingenuità dentro noi, l'abbiamo liberata e siamo grati a lei se ora ci teniamo per mano come due ragazzini. Ci sentiamo anche belli fuori, come non ci succedeva da tanto tempo. Quell'uomo e quella donna dai cuori aridi non ci sono più, li abbiamo stretti all'angolo e poi fatti fuggire. Ora noi, diversi, ci guardiamo e ci scappa un sorriso.



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giovedì 17 gennaio 2013

Profondo mare.

Onde che arrivano da lontano e profumano di mondi non artefatti.
Mare, tu porti con te occulti segreti che mai saranno svelati. L'odore che emani è di vita che fiorisce rigogliosa in te. Note profonde vibrano nelle tue spire. Un saliscendi di vite infinite, tante quante sono le stelle. Di giorno brilli, lucido e calmo in un'immensità di gocce di rugiada. I venti ti increspano, ti fanno sollevare. Ti alzi a dismisura ma poi torni sereno. La notte la inghiotti dentro il tuo buio e non vi è differenza tra te e il cielo. Meraviglioso mare, proteggi questo mio messaggio, te lo dono in cambio di una serena nottata in te.



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domenica 13 gennaio 2013

Ardo.

Ardo di un fuoco inestinguibile. La mia vena creativa è corroborata solo da questo rogo che mi accende in tutta la mia entità. Non si estingue, non rallenta, è una colata lavica che tutto abbraccia e tutto brucia.
Bruciano gli occhi nello scrutare il passato, nel cercare di intravvedere il futuro, il presente è qui celato a tutti, lo svelo nel momento in cui scrivo. Le mie mani sono veloci sulla tastiera a pigiare quello che dentro di me arde e mi esce da cuore. Il mio cuore che batte forte per tutti i sentimenti vicini o lontani che mi hanno plasmata, creata così come sono. La mia mente che si stanca e deve spegnersi di tanto in tanto perché troppe sono le idee e troppi i pensieri. Non ci starebbero tutti insieme, e non vorrei mai che tutto fosse svelato. Il mio io lo rifiuta. Si dà, si scrive per far capire sé e ciò che circonda l'alone del poeta, quest'aura di vita composta da mille immagini, sogni, qualche realtà, poco vissuto. E l'anima che si contorce ad ogni battuta, quando descrivi dell'amore, dell'intimità, di ciò che fa battere forte il cuore.
Anima inconsumabile. Restia ad aprirsi ma sempre molto vivace, mai muta. Desiderosa.


Anima scomoda


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venerdì 4 gennaio 2013

Vivo di piccole cose.

Vivo di piccole cose. Qualche istante. Poi tutto prende il sopravvento. La noia, la ferocia della vita, e non ascolto più musica, non rappresento una nota che si muove per il piacere del ritmo. Mi fermo. E appartengo alla desolazione, un tronco invernale, spoglio di qualsiasi sostanza. Cammino per strada a testa bassa senza appoggi, ogni tanto sbando, qualche volta mi fermo, sorretta da un disadorno afflato di  orgoglio. Mi guardo intorno e mi sento maledettamente sola, nessuno ha il volto dipinto di emarginazione, la segregazione che ti cerchi da sola ma che fa tanto male, impressa sulla pelle come un marchio indelebile. Ed è umiliante che nessuno ti guardi con attenzione, che tu passi inosservata ai più, mentre stai morendo lungo una strada affollata. Ma non è così, non adesso, non è ancora giunto il tuo tempo, non è ora di lasciare quel poco che hai. E a quel poco ti appigli, come un naufrago abbraccia una tavola di legno, l'unica rimasta. In fondo, oggi, c'è il sole.



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