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giovedì 21 febbraio 2013

Non aveva un'ombra.

La donna seguiva l'uomo, un passo indietro, testa bassa a guardare la posizione delle scarpe, per poter camminare anche lei nello stesso modo, né troppo forte, né troppo piano. Lo seguiva da una vita, ormai, come si segue una speranza che speranza non è, ma solo un rituale di sottomissione. Lui non si girava mai, gli bastava sapere che lei era pronta all'obbedienza, sempre e comunque. A giorni i passi erano molti, altri meno, lei non sapeva mai cosa aspettarsi e nulla le veniva detto. Nella casa bastava un cenno e lei era pronta a inseguire la sua ombra che camminava davanti a lei, perché lei non aveva un'ombra, se l'era portata via questo uomo il giorno che l'aveva fatta entrare nella sua casa. Quel giorni i piedi le facevano male, qualcuno le aveva fatto trovare un paio di scarpe usate e lo sanno tutti che calzare scarpe di altri porta a camminare scomodi, ma non era il caso nemmeno di farli quei pensieri. Del resto cosa avrebbe potuto dire, avrebbe dovuto, invece, ringraziare sommessamente. Ecco, lui si è fermato, si ferma anche lei, sono vicini ad una casa sconosciuta. Lui bussa, una donna apre, entrano. Lui saluta rumorosamente e mentre fa per andarsene si gira e le dice che da oggi in poi la sua casa sarebbe stata quella, avrebbe dovuto comportarsi bene e seguire i consigli della signora. Lui non la poteva più tenere, aveva altre mogli più giovani. Lei non alzò gli occhi, non salutò, non pianse. Entrò nella sua nuova casa.

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